Pubblicato il: 15-07-2023
La morte di Luca non sarebbe dovuta accadere, come quella dei molti bambini che hanno perso la vita prima di lui.
La morte di Luca non sarebbe dovuta accadere, come quella dei molti bambini che hanno perso la vita prima di lui.
La letteratura evidenzia che molti dei figlicidi commessi dalle madri sono dovuti all’esacerbazione di un disagio clinicamente significativo (psicosi, psicosi post-partum, disturbo affettivo, disturbi di personalità, ecc…) o da una combinazione di sintomi. La donna, durante e dopo la gravidanza, è sottoposta ad una serie di eventi potenzialmente stressanti sia fisici (cambiamenti ormonali, allattamento, alterazione ciclo sonno-veglia…) che relazionali (riorganizzazione relazione di coppia, rete sociale) e identitari (identità professionale e sociale). Diversi gli studi che hanno indagato i fattori di rilevazione del rischio nell’insorgenza di sintomatologia post-partum.
Le fonti giornalistiche riportano che Elisa aveva manifestato segnali di vulnerabilità; la domanda spontanea che sorge è se sia stato fatto abbastanza per prevenire una tale tragedia.
Agire in ottica preventiva sostenendo le madri nel periodo prenatale (prima e durante la gravidanza) e nel periodo post-natale con interventi di monitoraggio dello stato psichico, relazionale e sociale della donna, diminuisce drasticamente il rischio di figlicidio. Risultano di fondamentale importanza interventi psico-educativi a sostegno della donna e della famiglia per aiutare gli stessi membri a riconoscere segnali di pericolo.
La morte di Luca non sarebbe dovuta accadere come quella dei molti bambini che hanno perso la vita prima di lui. I professionisti di eGeF lavorano per prevenire l’insorgenza dei disturbi del peripartum e diminuire i casi di infanticidio in Italia.
Il team eGeF
Bibliografia